Gelosia: quando il geloso è “lui”- Parte 1

Gelosia Maschile – Dieci domande e risposte

Analisi delle situazioni-tipo legate alla gelosia maschile

Dopo l’uscita del mio libro “Gelosia- Strategie e Metodi per sconfiggerla” e l’intervista rilasciata al Settimanale “F” di Cairo Editore () ho ricevuto molte mail di lettori e lettrici che chiedevano il mio parere su alcune situazioni personali per le quali era necessaria un’attenta valutazione.

Vitiana Paola Montana- Intervista al Settimanale “F” di Cairo Editore – Rivista n.5 dell’8 febbraio 2017

In questo articolo espongo dieci domande e risposte, le più significative, che hanno come fulcro centrale la gelosia maschile e le sue conseguenze sulla . Iniziamo quindi questa piccola rassegna di situazioni-tipo con la certezza che, quanto leggerete, potrà esservi di aiuto o quanto meno rendervi più chiare le dinamiche che scaturiscono da queste circostanze

Il sospetto

gelosia maschile- come gestirla

1) “Un uomo che sussulta se alla sua compagna arriva un sms dopo cena, che reagisce male se ad una festa lei si attarda a parlare un po’ di più con un amico. Ci sono persone gelose a prescindere anche senza motivo. Che cosa si nasconde dietro questo sentimento?

Indubbiamente, il quadro descritto, ci anticipa la radice di una gelosia conclamata che può, se lasciata a se stessa, andare alla deriva e assumere le sembianze di una vera e propria ossessione. Alla base di questo comportamento che potremmo definire almeno inizialmente oppressivo, c’è il timore (e spesso il terrore), che la propria compagna possa sviluppare interesse per un altro uomo.

Si tratta di un timore generato da molte componenti tra le quali la mancanza di autostima (ovvero pensare che “l’altro” possa essere più affascinante, per seduttivo di noi), il senso di possesso (considerare la propria compagna come un bene di proprietà esclusiva), la competizione (da sempre identificata, per l’universo maschile, con la lotta per la supremazia su qualcosa, che sia una donna, una circostanza, un lavoro).

L’uomo vive in modo diverso il sentimento della gelosia, come spiego nel libro. Per lui, il problema più grande, lo spauracchio più temuto è quello di vedersi ferito nell’orgoglio, pensando (in modo del tutto errato), di essere stato “surclassato” da qualcun altro nelle attenzioni da parte della propria compagna.

Ognuno di noi è geloso, seppure in percentuali ridotte e in base al proprio pregresso e, in questo, non c’è nulla di male, di preoccupante o di dannoso. Anzi, fornisce un poco di grinta alla a patto che resti entro dei termini ben delineati e non assuma l’aspetto di una gelosia ossessiva.

Dietro un comportamento simile a quello descritto, può esserci (e dobbiamo necessariamente generalizzare perché la casistica è molto vasta), una grande rabbia mista a sofferenza. L’ossessione che la partner possa essere infedele, diventa una fissazione e il dubbio cresce senza che la persona riesca a farlo cessare.

La forma ossessiva di gelosia descritta nella domanda in apertura, vede l’uomo protagonista di un disagio che non riesce a controllare. E, questo disagio, lo trasforma in un investigatore compulsivo che cerca in modo incessante segnali che smentiscano o, al contrario, confermino, i suoi sospetti.

Può anche accadere che l’uomo arrivi a rendersi conto dell’eventuale infondatezza delle sue ipotesi. Dobbiamo sempre parlare al condizionale poiché potremmo trovarci, a volte, di fronte ad un comportamento seduttivo della compagna seppure involontario e quindi, come occorre analizzare a fondo la situazione.

Nonostante l’uomo possa rendersi conto dell’infondatezza dei propri dubbi, non riesce però a frenare la propria reazione  e resta intrappolato nel dubbio, pur sentendosi in colpa per questo. C’è chi arriva a controllare il telefono, la mail e persino gli abiti della propria compagna, alla ricerca di “prove” schiaccianti della sua infedeltà per avvalorare la propria tesi.

Le motivazioni di base per questo disagio sono sicuramente da ricercarsi nel pregresso personale e, a volte, non risiedono esclusivamente nella dinamica della relazioni. Possono aver avuto origine da circostanze diverse, non necessariamente causate da un trauma scaturito da un tradimento.

Spesso, infatti, lo stato d’animo “risultante” dalla gelosia è dovuto alla carenza di autostima e di consapevolezza e vede la sua origine in una mancata presa in carico di sé stessi, in una “non-accettazione” di sé e quindi dal sentirsi inadeguati.

Perché succede

gelosia maschile- come risolverla

2) “All’inizio della relazione questo attaccamento sembrava solo affettuoso, poi è diventato morboso. Qual è il confine tra amore e desiderio di possesso? C’è qualcosa (un suo atteggiamento, un’emozione dentro di noi) che può aiutarci a distinguerli?”

Nella fase iniziale della relazione, tutto ciò che riguarda i due partner è ovattato, pieno di sentimento ed entusiasmo per la conoscenza dell’altro. Quando il rapporto assume la forma stabile e il legame si sviluppa con le caratteristiche di una a tutti gli effetti, la prima paura fa la sua comparsa: il timore di perdere quell’affetto così speciale.

Una donna dovrebbe fare molta attenzione nel caso in cui avvertisse questo tipo di morbosità nel proprio compagno. Il confine tra amore e desiderio di possesso si trova nell’attimo in cui, l’uomo, inizia a “tentare” di fare terra bruciata attorno alla donna.

Il suo intento, quando in lui sono presenti i sentimenti di rivalsa, è spesso quello di isolarla, dalla famiglia (criticando o litigando con i parenti), dalle amicizie (con le stesse tecniche), per riuscire ad averne il pieno controllo e poter manipolare lei stessa e la relazione nel modo che preferisce.

Questo è il primo atteggiamento che ci segnala un tentativo di manipolazione nei confronti della donna: fare scenate se la donna decide di andare a cena con le amiche o addirittura impedirle di avere delle iniziative o progetti che la portano “fuori” dal suo controllo, sia nella vita sociale come nel lavoro.

Un altro aspetto da tenere sotto controllo è la reazione che la donna produce a questi tentativi di manipolazione. Il primo sentimento che potremo  vedere affiorare in una circostanza come questa ha due aspetti, entrambi deleteri e distruttivi.

Il primo è il compiacimento. Il nostro uomo ci fa una scenata perché noi vogliamo uscire con le amiche. Pensiamo che sia un atto di gelosia e ne siamo lusingate.

Si tratta di un errore di valutazione molto grave che apre la strada a futuri grossi problemi. L’uomo geloso (e mi riferisco alla gelosia patologica, ovviamente), ha lo scopo di dissuadere la propria compagna dal rivendicare la propria libertà di azione con l’intento di impedirle di esprimere se stessa, nella malsana paura che lei possa, facendo questo, allontanarsi da lui.

Un compagno innamorato e rispettoso delle nostre esigenze non ci priva dello svago o della volontà di crescere come persona con lo studio o altre attività.

Il secondo aspetto è il “senso di colpa”. La donna è soggetta da millenni a vessazioni, negazioni, costrizioni. È stata sfruttata, ghettizzata e spesso schiavizzata anche psicologicamente. Il senso di colpa che le donne provano per cose che gli uomini fanno in modo quasi automatico, è la riprova di quanto noi donne dobbiamo ancora recuperare a proposito di potere personale e di libertà individuale.

Una donna libera, autonoma e sicura di sé fa paura all’uomo, tanto è vero che quando dichiara la sua volontà di tornare libera, di chiudere una relazione tossica magari anche violenta, l’uomo  che non è riuscito ad accettare se stesso, che non è riuscito a riconoscere il proprio valore di essere umano, non accetta neppure la donna e la sua decisione, fino ad arrivare a toglierle la vita, per poterle negare la libertà di ‘essere’, in modo definitivo. Nei fatti di cronaca assistiamo a molti “deliri” di uomini che hanno commesso questi delitti, definiti “femminicidio”, i quali affermano che, se non potevano avere tutta per loro la propria compagna (e spesso anche i figli, in un orrore senza fine), nessuno avrebbe potuto mai più averla.

La donna deve quindi fare attenzione ai tentativi del compagno di impedirle di avere una vita propria, personale, al di là della coppia. Deve fare attenzione anche alle strategie manipolatorie che il compagno potrebbe mettere in atto per instillarle insicurezza, dubbi, rivalità sia verso la sua famiglia di origine sia verso le amicizie, nell’intento di isolarla progressivamente.

La donna è perfettamente in grado di valutare il modo migliore interagire nelle sue relazioni e non deve permettere che l’uomo rivendichi ingerenze in questo ambito. Attenzione, infine, a non cedere alle lusinghe manipolatorie che hanno l’unico scopo di far desistere la donna da intraprendere iniziative che le consentono di crescere, di evolvere come persona (frequentare uno stage, fare un viaggio, uscire con le amiche). Non cedete il vostro potere personale!

Per concludere, la donna deve poi liberarsi dai sensi di colpa accettati e fatti radicare dalle nostre progenitrici. Il mondo è cambiato, dobbiamo stare al passo con i tempi ma dobbiamo farlo con il nostro istinto e con la saggezza interiore che già possediamo e che deve essere solo riattivata. Questi sono i primi campanelli di allarme che segnano il superamento del confine tra amore e manipolazione, possesso.

Cosa fare? Che atteggiamento adottare?

gelosia maschile- come gestirla

3) “Ogni volta che scatta la gelosia arriva un comportamento che ci fa sentire a disagio. Lui ci mette il muso, oppure fa domande ossessive, oppure diventa aggressivo. Qual è l’atteggiamento giusto da tenere e quale quello da non adottare? (la tecnica del depistaggio che lei descrive nel libro può funzionare?)

Possiamo riallacciarci, in questo caso, alla spiegazione data alla domanda precedente, quando abbiamo accennato al “senso di colpa”. Le reazioni adottate dal nostro ipotetico lui, descritte nell’esempio, sono il tasto giusto da toccare per scatenare in noi, appunto, il senso di colpa, l’anticamera della resa da parte della donna.

Il muso, le domande ossessive, l’aggressività, sono tutte reazioni che la paura e la rabbia del nostro partner utilizza per esprimere il proprio rimprovero, il proprio disprezzo (a volte si, anche quello!) e la volontà di imporsi, di punirci per quello che abbiamo fatto e che, ai suoi occhi, è un affronto, uno sgarbo.

Insieme alla volontà di punirci, di farci sentire in colpa, questi atteggiamenti sono anche strategie minatorie.  Un po’ come se il nostro compagno, con questi modi di fare, volesse minacciarci e spingerci a desistere dall’attuare certe scelte o a cambiare il nostro modo di essere. Lo fa per evitare che il suo mondo, le sue abitudini non vengano minacciate, non vengano stravolte, per non perdere il controllo sulla donna e sulla relazione,così che possa continuare, indisturbato, a gestire il rapporto nel modo che preferisce.

Anche questi atteggiamenti (muso, domande ossessive, aggressività) sono strategie che l’uomo mette in atto per avvisare la compagna che lui disapprova quello che ha fatto o che sta per fare. Sono un invito deciso a “rientrare nei ranghi”, un invito a non pretendere di avere iniziative, pena l’insorgere della sua critica, della sua rabbia. Un vero e proprio avvertimento.

Vediamo subito cosa NON fare in questi casi. La prima cosa da evitare assolutamente è quella di cedere, a nostra volta, alla rabbia nel vederci accusate e scatenare, così, un litigio. Mai, quindi, sbraitare e rivendicare in modo aggressivo il nostro legittimo diritto a gestire la nostra vita in piena libertà e, rifiutando i condizionamenti che ci vorrebbe imporre.

Evitare con cura di accusarlo della situazione tesa nella relazione e soprattutto non generalizzare con frasi tipo: “Sei sempre il solito. Ogni volta crei problemi” e via così. Tali frasi sono delle polveriere a cielo aperto ed hanno incorporata una miccia cortissima che, se pronunciate, si accenderebbe e in pochi secondi trasformerebbe la lite in un inferno.

In ogni situazione di questo tipo, la prima cosa da fare è un bel respiro e cercare di restare centrate, ben lucide e di misurare con cura le parole. Un esempio di risposta ad un “muso”, per esempio, potrebbe essere quella di tentare di sdrammatizzare con un abbraccio, una carezza, qualcosa che sciolga la tensione.

Se possibile, infatti, se lui ha il muso ma non in modo irato, irremovibile (come vedete esistono mille aspetti da considerare), possiamo provare a calmare il vuoto comunicativo che si è creato a causa del diverbio e del suo comportamento.

Colmare il vuoto, se possibile, è una delle prime cose da fare, poiché lasciando questa interruzione, questa lontananza emotiva così com’è, per timore di una sua reazione negativa o anche solo per una nostra ripicca, non è consigliabile. Riuscire a sdrammatizzare in questo caso con una battuta seguita da una manifestazione di affetto e rassicurazione, può aprirci la strada per arrivare a spiegare al nostro “lui” che non ha nulla da temere e che gli rinnoviamo il nostro amore, il nostro impegno nella relazione.

Vediamo il secondo caso, quello in cui può accadere che il partner ci tartassi con domande ossessive. Per questa eventualità dobbiamo adottare una maggiore attenzione. È sconsigliabile provare subito a sdrammatizzare o rispondere seccate al suo incalzare perché lo prenderà come un’ammissione di colpa (anche in totale assenza di colpa!).

La prima cosa da fare è sempre mantenere la calma, ascoltarlo pazientemente e rispondere nel modo più gentile possibile a quello che ci chiede. Metterlo subito di fronte al fatto che ci sta chiedendo cose assurde non sortirà alcun effetto positivo avrà, anzi, la capacità di irritarlo e farlo agitare ulteriormente.

Per poter affrontare l’argomento in modo serio e definitivo, dovremo aver superato questa fase, quando il partner, dopo aver ottenuto la nostra attenzione, si sarà tranquillizzato quel tanto che basta per portarlo a riflettere sul suo comportamento distruttivo.

Pazienza e discernimento, quindi: dobbiamo saper valutare la situazione di volta in volta e agire di conseguenza. Chiaramente, questa circostanza dovrà arrivare ad una risoluzione definitiva e non ripetersi all’infinito; in questo caso occorre riflettere bene sulla relazione e se non sia il caso di prendere delle decisioni drastiche.

Passiamo ora a valutare il caso in cui, il nostro compagno, abbia superato abbondantemente la fase “muso” e “domande ossessive” e sia già in piena attività, nella fase “aggressiva”.

In questo frangente dobbiamo riuscire a valutare in modo intuitivo, l’entità di questa aggressività, sempre nell’ottica primaria di proteggere la nostra persona da situazioni spiacevoli. Se la sua rabbia è già debordata in aggressività verbale, occorre vigilare per impedire che trascenda e degeneri.

In questo caso è meglio non replicare in modo aggressivo ma mostrarci decise parlando con calma pur facendo sentire la nostra determinazione in quello che diciamo. Evitiamo di accusarlo apertamente e in malo modo, del suo errore.

Facendolo non otterremo altro che un inasprimento della situazione. Se ci rendiamo conto che la situazione sta degenerando, prendiamo tutto il nostro coraggio e troviamo una scusa per uscire dal luogo dove si svolge la discussione. Se è in casa diciamo che dobbiamo fare una commissione urgente e usciamo. Se siamo in macchina adottiamo la stessa strategia, se possibile. Se ci troviamo in un locale pubblico abbiamo più margine di scelta perché avrà poche possibilità di nuocerci.

In ogni caso questa è la situazione più delicata delle tre perché descrive una circostanza che può trasformarsi velocemente in problema. La tecnica del “depistaggio”, che consiste nello smontare una persona fortemente aggressiva con risposte completamente avulse rispetto alle domande o alle affermazioni che potrebbe farci, potrebbe avere un effetto contrario su un partner infuriato ed irritarlo ulteriormente.

Come vediamo, le tecniche e le strategie sono diverse a seconda della situazione e dell’entità delle emozioni che sono in gioco nel rapporto. Molto cambia se, ad esempio, la relazione è datata, se è nata da poco o se il partner l’abbiamo appena conosciuto.

Alcuni accorgimenti possono essere validi per la vita professionale mentre, per la vita di relazione, potrebbero non essere sufficienti a risolvere il problema o, addirittura peggiorarlo.

Facciamo quindi molta attenzione al modo con cui ci poniamo verso il partner e verso la situazione critica che dobbiamo affrontare. Buon senso, determinazione e diplomazia possono fare miracoli.

In questa prima parte di “domande e risposte” sulla gelosia maschile, abbiamo affrontato alcune delle situazioni-tipo in cui la donna può trovarsi in difficiltà nel gestire le proprie emozioni cme pure l’emotività del partner geloso.

Nei prossimi articoli, che saranno pubblicati a breve, continueremo ad analizzare circostanze di questo tipo per cercare di comprendere quali sono le origini di questa emozione limitante, dannosa e, in alcuni casi estremi anche mortale. Riuscire ad individuare le motivazioni che stanno alla base di queste dinamiche e imparare ad adottare le giuste strategie, è molto importante anche per consolidare il rapporto.

 

Di seguito alcuni consigli di lettura

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2 risposte

  1. Max ha detto:

    Premetto che userò in questo mio commento i termini ‘maschio’ e ‘femmina’ semplicemente per indicare individui dei due sessi appartenenti a varie fasce di età, semplicemente, e non in termine dispregiativo.
    Da maschio, conosco i maschi più di quanto li conoscano le donne, e posso dire senza timore di essere smentito che in un maschio che ‘avvista’ una femmina sola, nella stragrande maggioranza dei casi, scatta subito l’istinto tipico del cacciatore quando vede la preda. Può sembrare volgare, detto così, ma è solo per rendere un’idea, al di là che le intenzioni del ‘predatore’ siano oneste o addirittura disoneste (possono variare dal corteggiamento tradizionale al tentativo di violenza, come sappiamo).
    Ancora peggio quando il maschio vede la femmina più volte senza un altro maschio al suo fianco, oppure la vede in un contesto o un atteggiamento che può considerare ‘istigatorio’ o ‘provocatorio’ (abiti succinti, costume da bagno, eccessiva ‘disinvoltura’, quest’ultima credo sia quella cui ti riferisci quando parli di “comportamento seduttivo, seppure involontario”, e così via).
    Ora, vorrei sottolineare prima di tutto che ho letto con attenzione tutto l’articolo e non mi sono fiondato a commentare ‘a sproposito’ come oggi purtroppo si fa sempre più spesso sul Web e sui social in particolare, e premetto che ho la fortuna di avere al mio fianco una donna intelligente, oltre che affascinante, che pur nella sua età ‘matura’ può attrarre (e attrae) l’attenzione di molti uomini, ma che sa anche difendersi da eventuali ‘avances’ di ‘pappagalli’ e altre specie simili.
    Vorrei, però, riprendere alcune delle affermazioni presenti proprio nel testo dell’articolo. Per esempio, quando scrivi “ci sono persone gelose a prescindere senza motivo” forse ti riferisci, con il termine “motivo”, al fatto che la donna non ha motivo di interessarsi a un altro, ma ti assicuro che dietro la gelosia e la possessività (anche quella ‘sana’) non si nasconde solo “il timore che la propria compagna possa sviluppare interesse per un altro uomo”, né tantomeno vi è sempre e soltanto “lo spauracchio più temuto […] quello di vedersi ferito nell’orgoglio”.
    Personalmente vorrei essere ‘fatalista’, e dirmi che dopotutto io non posso determinare le scelte della mia compagna, e che un giorno potrebbe decidere di lasciarmi, che sia o meno perché ha conosciuto un altro uomo che ritiene più adatto a stare al suo fianco per un qualsivoglia motivo (o più motivi), ma nel mio caso ciò rappresenterebbe un vero e proprio ‘trauma’ non per l’orgoglio, quanto per la profondità e bellezza del rapporto attuale, e le sue implicazioni che (senza timore di esagerare) posso definire in qualche modo addirittura ‘spirituali’.
    Ora, mi dirai, ma se il tuo rapporto è così profondo e unico, come puoi pensare che la tua compagna ti lasci (a prescindere che lo faccia per scegliersi un altro compagno)? Infatti è ciò che mi dico per sforzarmi (per ora è uno sforzo, lo ammetto) di non essere geloso e/o possessivo, e per principio rispetto la privacy della mia compagna e non mi sognerei mai di ‘curiosare’ fra le sue cose ‘a caccia di indizi’. Mi dico anche che lei è libera, dopotutto, in quanto ‘individuo’, di scegliersi la vita che ritiene più adatta alle sue esigenze e aspirazioni, e che non ha nessun obbligo di restare al mio fianco. Ciò non mi impedisce, purtroppo, di soffrire quando sogno di perderla o solo di rischiare una tale eventualità, o di farmi prendere dall’ira quando vedo un altro mostrare qualche attenzione nei suoi confronti, o di essere in apprensione quando lei è da sola, a volte temendo anche l’eventualità di una violenza visti i tempi che corrono.
    Inoltre, nel mio caso sono convinto che lei sia davvero l’unica persona che avrei mai voluto avere al mio fianco, e a convincermene sono tutte le affinità intellettive ed elettive, la profondità di comunicazione che c’è fra noi, e molto altro.
    Infine, dal momento che ci siamo entrambi ‘trovati’ dopo aver già vissuto esperienze di coppia e matrimonio che non rispondevano alle nostre aspirazioni, considero questo nostro rapporto ancora più importante e prezioso, al punto che se dovessi ‘perderla’ sceglierei il celibato per quanto ancora mi rimane da vivere, piuttosto che tentare di costruire una relazione con qualsiasi altra donna.
    Ti starai chiedendo dove voglio arrivare, ovvero il motivo per cui ho voluto commentare questo tuo comunque splendido articolo (da un punto di vista femminile). Diciamo che vorrei una volta tanto spezzare una lancia a favore dei maschi (di una minoranza, almeno), per sottolineare che le eccezioni esistono, per fortuna, e che prima di rovinare un rapporto con la gelosia, l’incomprensione o altro bisogna sforzarsi sempre di osservare, e magari capire, quanto accade mettendosi nei panni dell’altro, dando quindi la precedenza alla comunicazione, spontanea e aperta, e credo che sia quanto tu intendi quando parli di “colmare il vuoto comunicativo che si è creato”, dopotutto.
    Nello stesso tempo, consapevole della mentalità diffusa fra gli altri maschi, facendo io stesso parte di questo ‘genere’, vorrei anche confermare che nella maggioranza dei casi le osservazioni e le ‘strategie’ di cui parli sono assolutamente necessarie, e non solo alla luce dei sempre più frequenti casi di violenza portati alla ribalta delle cronache. Purtroppo la mentalità maschile risponde quasi sempre alle caratteristiche da te ben descritte, e si manifesta tanto in quelle forme di ‘difesa’ che hai elencato, quanto in quelle di ‘attacco’ che in alcuni casi possiamo definire senza timore di esagerare ‘predatorio’. Quest’ultimo aspetto è, in buona parte, all’origine dei timori e delle ansie che sono alla base della mia gelosia.
    Per concludere e non toglierti altro tempo, visto che sarà sicuramente meglio investito negli ottimi contenuti dei tuoi articoli e libri (spero non suoni come un tentativo di ‘corteggiamento’), voglio solo aggiungere che dopo aver letto il tuo articolo, nel mio caso farò uno sforzo ulteriore per acquisire una maggiore consapevolezza e dare sempre più ‘spazio’ e ‘autonomia’ alla mia compagna, ma nello stesso tempo non smetterò mai di ‘corteggiarla’ e di mostrarle, oltre al rispetto, quella galanteria sincera e quelle attenzioni che possono testimoniare il sentimento profondo e unico che mi lega (in senso positivo) a lei dal primo momento in cui l’ho conosciuta.

    • Vitiana Paola Montana ha detto:

      Salve Max, benvenuto. Ho letto con vero interesse il tuo lungo commento e devo dire che, per noi donne, sarebbe davvero auspicabile trovare un compagno che, come te, si prenda cura di noi in modo così delicato e passionale. Le tue osservazioni sono più che giuste e vanno, semmai, ad arricchire i contenuti dell’articolo. Fermo restando che non vi è da parte mia l’intenzione di generalizzare, posso dirti che nella maggior parte dei casi, purtroppo, ci troviamo di fronte a situazioni di ben altro tenore. Lo testimoniano le numerose lettere che ricevo, con richiesta di aiuto. Ma, per essere obiettiva, devo dire che anche l’universo maschile si sta risvegliando a questo proposito, e forse sta prendendo forma una piccola inversione di tendenza.
      Le tue riflessioni hanno il pregio di esporre un caso che possiamo definire quasi “unico”. Da quanto dici la tua relazione ha tutte le caratteristiche di maturità, coinvolgimento, rispetto e cura che dovrebbero poter essere presenti in ogni rapporto degno di questo nome. Per quanto esponi sono portata a pensare che la tua compagna non possa NON conoscere il valore prezioso della tua persona e del tuo atteggiamento e confido nel fatto che insieme troverete sicuramente la vostra dimensione anche in presenza di situazioni delicate che possano coinvolgere entrambi. La tua stessa volontà di imparare a gestire quelle eventuali piccole ansie, che pure ti creano così tanto disagio, dimostra che c’è l’intenzione costante di “costruire” e ciò ti fa onore. Spero davvero che i lettori possano trarre grande beneficio dalla tua testimonianza e prendere spunto dalle tue riflessioni per imparare ad onorare prima di tutto se stessi, nel rispetto della propria individualità, e poi le proprie compagne, nell’ottica di favorire la crescita di entrambi all’interno della relazione.
      Come spesso dico e scrivo nei miei libri, quella che possiamo definire “sana” gelosia, può diventare un ottimo carburante per la relazione, a patto che mantenga i propri confini senza degenerare in oppressione e manipolazione.
      Grazie davvero per l’apprezzamento al mio lavoro, ai miei scritti. Un complimento sincero e disinteressato è molto importante.
      Con l’augurio di una Vita ricca di sentimento e appassionante per te e per la tua compagna.

      Vitiana

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